Chiara Canali
2008
Sold-Out, Limbiate (Mi)
In che modo è nata in te l'idea di dipingere i paracarri stradali realizzati da Enzo Mari come forma di arredo urbano nell'icona pop del pinguino urbano?
Ho iniziato a dipingere per strada nell'anno 2000. In quel periodo stavo disegnando un fumetto il cui protagonista era assai tozzo e goffo. Un giorno, camminando per strada, ho incrociato un paracarro sporco di colore, e subito pensai che assomigliava al mio fumetto e che avrei potuto trasformare il "panettone" in una creatura viva. Un po' per gioco, decisi che bisognava provare, ed una notte realizzai i primi pinguini urbani.
Fin da subito mi accorsi che questi miei segni non passavano inosservati, ma venivano apprezzati dai passanti. Pian piano presi consapevolezza del gesto istintivo che avevo compiuto, così decisi di dare una continuità ai miei primi tentativi, realizzando un intervento su larga scala su tutto il territorio cittadino. Le reazioni dei cittadini alla mia decorazione abusiva di "panettoni" sono state completamente positive, ho raccolto innumerevoli ringraziamenti per rendere questa città meno grigia e per portare un po' di colore in una metropoli che spesso sacrifica i suoi stessi abitanti.
Dopo i pinguini, sono nate altre forme di intervento underground nella città, come per es. i dissuasori di sosta trasformati nelle pinne di delfini dipinti sulla strada a dimensioni reali. Cosa significa per te confrontarti con la macro scala della città?
Intervenire nello spazio pubblico per me vuol dire avere bene in mente che ti confronti con la collettività. Cerco sempre di suscitare reazioni positive e quindi scelgo con cura i luoghi dove intervenire. Mi piace creare divertimento, reinterpretando angoli grigi della città, ma al tempo stesso mi piace spiazzare i benpensanti, portando avanti un'arte fatta in segreto per la gente, un'arte che si suppone non debba esistere.
Assieme all'azione metropolitana stai portando avanti una serie di opere su tela che sono spesso autoritratti o ritratti di persone che conosci e che ti circondano nella vita di ogni giorno. Che significato attribuisci a questa forma di espressione rispetto al resto della tua produzione?
Per un lungo periodo ho sempre preferito trovare superfici alternative alla tela, superfici come muri e forme urbane che mi davano più stimoli creativi e mi permettevano di agire liberamente senza regole prestabilite.
In un naturale percorso di crescita ho sentito la necessità di confrontarmi con altre espressioni artistiche, più tradizionali rispetto alla mia precedente produzione.
Iniziare a dipingere su tela ha rappresentato per me una presa di coscienza, nonché un necessario maggiore impegno.
Non avendo fatto studi artistici, come autodidatta ho realizzato una serie di dipinti con i quali poter incrementare le mie capacità tecniche e il mio bagaglio culturale. La serie di opere di cui parli. rappresentano una fase di studio della realtà. I ritratti in questo caso non sono il fine, ma strumenti con i quali esprimere altri concetti.
Utilizzare persone reali come soggetti per i personaggi dei miei quadri mi permette di incrementare i piani di lettura dell'opera, nella quale elementi reali convivono con elementi fantastici.